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lunedì 10 giugno 2013

Ma quanto mi costi!

In un Paese che va in rovina, che sta andando a velocità incredibile verso il totale sfascio, in cui l'unica merce in sovrabbondanza è il mare di parole inutili, produrre a costi contenuti è un'utopia.

E' inutile fare filosofie dicendo che in un vasetto di 50 ml di crema, più o meno ricca di attivi, c'è si e no un euro di prodotto, e chiedersi come possa essere venduto a 50 volte tanto, se non si sa cosa c'è dietro.


Non è affatto vero che al produttore vada in tasca tutta la differenza fra l'ipotetico euro e il prezzo pagato dal consumatore.

Innanzitutto se il contenuto di prodotto costa 1 euro di materie prime, questo è il valore dell'acquisto.
Però le materie prime non si miscelano da sole.

Qualcuno ha pensato come metterle insieme e come lavorarle, il ricercatore.
Che ha studiato, si è specializzato, e all'azienda costa una volta e mezza tanto quanto in effetti prenda in busta paga, che usa il laboratorio che l'azienda ha messo in piedi con i propri soldi.

Poi qualcuno pesa gli ingredienti e procede con la produzione, il tecnico.
Che è stato formato con investimenti dell'azienda, che costa all'azienda una volta e mezza quanto prenda in busta paga, che usa macchine che l'azienda ha comparato.

Poi c'è l'analisi microbiologica, che costa sempre uguale che sia stato prodotto un chilo o un milione di tonnellate.

Poi c'è chi inflacona e inscatola, che costa all'azienda  una volta e mezza quanto prende in busta paga e usa materiali e macchinari che l'azienda ha comparato.

Poi c'è il fornitore di imballi, il grafico che ha fatto il vestitino al vasetto e alla scatola, che costano e che si pagano alla scadenza pattuita.

Poi c'è lo smaltitore a cui affidare i residui di lavorazione, le acque reflue e gli scarti. Che non lo fa gratis.

Poi c'è il personale amministrativo che emette i documenti di trasporto, la fattura, telefona al corriere, registra la vendita nell'apposito mastrino contabile. E questo personale costa una volta e mezza quanto prenda in busta paga, e usa computer, stampanti, telefoni che l'azienda ha comparato.

Poi c'è il corriere, che deve anche pagare un affitto o un mutuo e il camion, che porta dall'azienda al rivenditore il prodotto, il quale a sua volta ha affitti e spese, insomma ha ha i suoi costi, magari anche degli agenti di vendita, e deve mangiare la zuppa alla sera.
Poi il rivenditore manda al negoziante, che ha i suoi conti da pagare e che deve mangiare la zuppa alla sera.

Tutto questo in un Paese normale avrebbe un costo decente, ma in Italia no.

Perchè in Italia, di fatto, un dipendente costa due volte tanto quanto prenda in busta paga.
L'incidenza dei contributi è folle, sia quelli a carico dei lavoratori che delle aziende, per mantenere un esercito di falsi invalidi, di gente che non ha mai pagato un euro all'INPS ma percepisce la pensione, per non parlare delle cosiddette pensioni d'oro.
E tutti i giovani il cui stipendio viene prosciugato con la falsa promessa di una serena vecchiaia non riceveranno niente di niente
Soldi finiti. Ci spiace. Li abbiamo dati ad altri, prima. Adesso per te non c'è più niente, neanche un'acciuga.
Però intanto sia lui che l'azienda hanno pagato i contributi.

Fermo restando la sacrosanta necessità di proteggere la salute dei lavoratori, che non sono schiavi o galeotti condannati ai lavori forzati in una miniera di sale, come sempre in Italia si esagera.
Le regole della legge sulla sicurezza (la famosa ex 626, ora Testo Unico 81) applicano ad aziende di 2 persone le medesime regole di un colosso tipo Ilva.

E' necessario avere un responsabile della sicurezza, che costa una bella cifra l'anno, che ti dice tutto quello che si deve fare per avere un ambiente di lavoro sicuro.
Per cominciare, ci si deve porre il problema degli eventuali rischi che i lavoratori possono correre sul luogo di lavoro, quindi corsi di formazione su uso delle macchine, su come maneggiare le materie prime, corso antincendio (una delle PiccoleChimiche è mancina, e l'estintore è per destri. Al corso le hanno suggerito di imparare a chiamare il 115 e chiuderla lì), corso di primo soccorso (che su un manichino è una cosa, tanto non muore, ma nella realtà si chiama il 118 e si cerca di non svenire se si vede sangue), corso sulla cartellonistica, sulla movimentazione dei carichi, e via dicendo.

Il fatto è che magari a padri di famiglia che insegnano ai loro figli ad attraversare sulle strisce, tu devi mettere il cartello sotto il naso che dica che non ci si deve arrampicare sugli scaffali.

L'ultima genialata è stata la valutazione dello stress lavoro- correlato.
Stress lavoro-correlato?
Lo stress sul posto di lavoro con milioni di disoccupati? Lo stress sul posto di lavoro nelle aziende che scricchiolano?
No, ma, e lo stress al non lavoro-correlato?

Tutto questo ha un enorme costo.

Così come ha un costo enorme tutta la burocrazia legata all'inefficienza del sistema Paese, alla cosa pubblica che non funziona mai, in nessun settore, dove c'è sempre qualcuno che ti dice "non so sa dirle", "non so cosa farci".
E la montagna di carta e tempo per ogni inezia e quisquilia.
E il costo proibitivo che ha l'energia, perchè si deve finanziare qualche colosso a a partecipazione statale o è del cognato dell'assessore, o perchè c'è ancora la tassa per le centrali nucleari, con l'IVA sulle imposte.
E la benzina che è tassata all'inverosimile e che incide sui trasporti: il corriere che ti consegna le materie prime, che porta il prodotto al tuo cliente, eccetera eccetera.

E infine le tasse. E' giusto tassare il guadagno, ma non si può tassare il costo del lavoro e le voci di costo.
Perchè questa è l'IRAP.
E' una tassa sugli stipendi lordi (in parte, ma comunque una fetta troppo grossa), gli interessi passivi delle banche (che comprano il denaro all'0,5% e te lo danno all'8-9%, roba da strozzinaggio) e altri costi che l'azienda sostiene per vivere, produrre e creare lavoro.
E' una tassa che l'Europa ha ritenuto incostituzionale e per la quale l'Italia ogni anno paga una multa.

Sapete perchè non viene abolita? Perchè la multa che l'Italia paga all'Europa è un'inezia rispetto al gettito dell'IRAP.

Ma fra un po' (pochissimo) non ci sarà più nessuno che pagherà l'IRAP, che significa Imposta sulle Attività Produttive, perchè, semplicemente, in Italia non ci sarà più attività produttiva.

E i nostri prodotti, in qualunque settore ineguagliabili, costando tre volte tanto alla produzione, non verranno più comprati da nessuno.

Si preferirà il prodotto delle multinazionali che producono a Mumbai o in Vietnam, e che, morti 100 lavoratori in un crollo, si spostano di un isolato trovando altri 100 disperati per 2 dollari all'ora, che hanno sede in Irlanda o a Vaduz dove si paga una cipolla di tasse.

O del sottoscalista che ha solo due lavoratori poveretti o clandestini che paga in nero, che non emette fatture, che butta tutte le schifezze residue nel naviglio, che ogni tre anni chiude e riapre con un nome nuovo, che non fa il PIF, che non notifica una verza, che magari si fa pagare da noi la refezione dei figli a scuola perchè risulta nullatenente.

Con buona pace di chi crede che in un vasetto ci sia un valore di 1 euro e che tutto il guadagno finisca nelle tasche dell'imprenditore (che di questi tempi, spesso, fa il volontario).









1 commento:

  1. Bellissimo articolo!!! Condivido in pieno... Vi seguo attentamente

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