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mercoledì 14 maggio 2014

Il bio non esiste?

Interesserà a pochi, ai pochi che stanno cercando di salvaguardare il mondo (che è di tutti), impegnandosi ad avere il minor impatto possibile sull'ambiente in tutte le loro scelte. Anche quelle che riguardano la cura della propria persona.


Eliminando i fanatici che escludono un prodotto solo per un pallino rosso in ultima posizione (sappiamo benissimo di non usare un linguaggio criprtico...) a prescindere dal resto del contenuto, esiste una fetta di popolazione, per fortuna sempre più numerosa, che preferisce utilizzare prodotti formulati un modo anzichè in un altro; nello specifico, preferisce prodotti senza alcuni ingredienti e con la presenza di altri. Esiste cioè gente consapevole delle proprie scelte anche in ambito cosmetico.

E l'industria si è adeguata. Ha ricercato, ha provato, ha evoluto il prodotto, ha insomma preso una direzione volta verso la green chemistry, investendo cervello, idee, tentativi, prove, studi, e soldi, per giungere ad un prodotto efficace, valido e rispettoso dell'ambiente e della pelle.

Bene.

Quando qualcuno di questi formulatori e/o produttori deve notificare un suo prodotto sul CPNP, che ricordiamo ancora una volta, è di fatto un unico centro antiveleno consultabile da ogni punto d'Europa al fine della salvaguardia della salute pubblica, ha un travaso di bile, oltre che per le difficoltà tecnico/pratiche/trabocchetto, per come viene "trattato" il suo prodotto.

Perchè il suo prodotto viene censito esattamente come un tradizionale prodotto a base siliconica, infarcito di etossilati e con qualche estrattino.

Ma come, io ho cercato di sostituire tutti gli ingredienti dannosi per l'ambiente e poco ecocompatibili con l'ambiente-pelle, ho la certificazione biopinco e ecopanco e sono messo nel calderone insieme al prodotto più vecchio, sintetico e obsoleto.

Sì. E' così.

E' così perchè una varietà tanto ampia quanto possa essere la "filosofia" di un cosmetico, in realtà sul portale europea è ingabbiata in 3-4 categorie.
Prodotti per la pelle - del viso - del corpo
Detergenti
Prodotti per capelli
Prodotti solari
All'interno di queste categorie le sottocategorie sono altrettanto blindate:
Ad esempio i prodotti per il viso: 4 possibili formulazioni.
prodotti per  il viso > creme/lozioni/gel tutti escluse le maschere - make up - maschere - creme ad alto contenuto siliconico (!). Stop.

A cui poi corrisponde una formula quadro.

E' così perchè ci si rifà sempre alle famigerate formulazioni quadro, quelle in cui si elencano ingredienti in massa, a fare somma percentuale per categoria.
IN OGNI formula, la parte del leone la fanno i siliconi.

Non c'è uno straccio di possibilità di segnalare un prodotto come biologico, ecobio, formulato in assenza di siliconi, no, non c'è. Non è previsto che un prodotto non possa non contenere silicone.

Ovviamente questo discorso riguarda la notifica della formulazione, perchè, per fortuna, bisogna inserire sia la grafica dell'etichetta che il testo di quest'ultima, da cui si evince veramente quello che c'è dentro.

Però il non senso della formula-quadro permane.

Ad un corso a cui ha partecipato PiccolaChimica2, un produttore ha chiesto lumi, ma scusi, io faccio cosmetici eco-bio, sono certificato da 20 enti, sono vegan OK, come posso associare al mio prodotto la formula quadro che mette i siliconi al 10%!

La risposta del relatore è stata frustrante: per il legislatore europeo un prodotto eco ed eco-bio non esiste. Esiste un prodotto cosmetico.
 La formula quadro dice che la concentrazione massima può essere al 10%, non che lei sia obbligato a mettere il 10%.
FINO A... significa che non può superare il limite maggiore, non che non possa essere inferiore o nullo.

Il relatore non era un insensibile, era un docente che non entrava nel merito e faceva il suo lavoro. Quello che ha detto è vero.

Qualunque prodotto notifichiate, lo trovate con formule quadro ferme a Carlo Cotenna.

Probabilmente questo regolamento è nato in due modi (ipotesi delle PC):
1- hanno preso dei cosmetologi messi ai lavori forzati ed in isolamento da 30 anni e gli hanno detto: senti nonno, ti commuto la pena in libertà vigilata, ma tu mi fai le formule quadro per il CPNP come formulavi quando eri ancora in attività nel dopoguerra, e lo fai gratis.

2- l'idea della notifica è nata durante il Congresso di Vienna, e lì hanno cominciato a raccogliere formule, dall'acqua di toeletta di Giuseppina Beauharnais, e via via con gli alchimisti di corte. Hanno raccolto un numero di pergamene abbastanza soddisfacente e l'hanno tenuto in un armadio. Poi nel 2009 lo hanno preso tal quale e pubblicato.

Non si spiegherebbe altrimenti l'arretratezza dei contenuti delle formule quadro.

Di fatto, questo modo di censire un prodotto, cancella tutto un mondo, un modo di pensare, di vivere, di comportarsi, di immaginare il futuro.

Noi ci siamo sentite prese in giro, un po' come coloro che diligentemente fanno la raccolta differenziata e poi vedono finire tutto insieme nel camion dell'AMSA.

Se avessimo avuto bisogno di comprendere ancora di più le manchevolezze del CPNP, basti pensare che era già vecchio ancora prima di nascere, ma, cosa peggiore, nessuno di è preso la briga di chiedersi: ma dopo la biacca di Cecilia Metella, nel cosmetico hanno scoperto qualcosa di nuovo?

Voi direte: ma cosa vi importa che non ci sia la differenziazione nella notifica fra prodotto fatto in un certo modo o in un altro?

Ci importa!!

Per diversi motivi:
1) se viene fatto un regolamento nel 2009, almeno lo faccia chi è competente e aggiornato, se no è come regolamentare il diametro delle ruote del landò.
E' legittimo quindi che chi deve spendere soldi, tempo ed energie per adeguarsi a un regolamento mal fatto, almeno possa smoccolare (si sente mooooolto idiota).

2) se la notifica serve per la sicurezza pubblica, la differenziazione fra un prodotto con determinati contenuti o altri fa la differenza.
Può sembrare un paradosso, ma siccome non sempre ciò che è naturale è anche più sicuro, anche la specifica informazione può aumentare la tutela del consumatore nei confronti di ipotetici potenziali allergeni ad esempio.
L' evidenziazione di un componente da agricoltura biologica, scevro da pesticidi e altro, è sicuramente un'indicazione utile. Ancora una volta, l'obiettivo non è stato raggiunto.

3) un minimo di rispetto per chi fa ricerca. Considerare il cosmetico concepito come le formule quadro proposte, è un insulto a chi cerca e ricerca sempre il meglio.

4) "l'onere della prova": siccome il legislatore non ha previsto formule quadro un po' più moderne, chi vuole notificare le cose come stanno, deve inserire di sua iniziativa e con spreco del suo tempo, tutta la sua bella formulina, naturalmente con le esatte percentuali o con i range di ogni singolo ingrediente.
Quindi, chi è coscienzioso, ancora una volta, è gabbato.
Dal legislatore.
Che fra l'altro pretenderebbe, qualora il notificatore non si "riconosca" in una categoria a cui corrisponde una formula quadro lontana dal suo prodotto, di far gravare la procedura su chi già sta penando per fare le cose per bene.
Infatti, nei menù a scrollo, dove si deve scegliere la categoria e la forma cosmetica, è previsto "nessuno di questi".
Bene, cliccate su "nessuno di questi".
Si apre una finestra che chiede "suggerisci tu (una nuova categoria/ una nuova forma cosmetica/ una formula quadro)". IO?


Lettura suggerita; dopo pagina 70: le formule quadro



2 commenti:

  1. beh, almeno quando entro nel CPNP per inserire la formula di una tinta, posso usare la formula quadro. Immaginate fare una formula per 100 nuances O.o

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  2. Dany, noi non discutiamo l'esistenza delle formula quadro (che sono molto comode).

    Noi rileviamo l'incongruità delle formule quadro con la realtà dei prodotti effettivamente esistenti.

    Ci voleva tanto a fare una formula quadro, una, in cui non fossero previsti solo siliconi ma con rilevanza in % di estratti?

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