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venerdì 26 ottobre 2012

Il tocco dello Chef



Il valore di un cosmetico è stranamente espresso in INCI (nuova unità di misura di qualità).
Tutti parlano di INCI come se fosse l’unica cosa importante di un prodotto. Intendiamoci, importante è importante, se non altro dà l’indicazione di come è concepito un prodotto.

Però il rischio è leggere l’INCI e dire: questo prodotto è una schifezza. E magari è il miglior prodotto sul mercato.
O viceversa, questo INCI mi intriga, ma poi il prodotto si rivela una ciofeca.
Perché?


Ma perché l’INCI dice un po’ del prodotto ma non tutto.

Intanto non dice quanto c’è in termini quantitativi di ogni sostanza.
Informazione che ci si augura non venga resa nota al di fuori delle mura aziendali dal momento che, manifestando le percentuali, anche di ¾ di formula, la possibilità di copiare viene offerto su un piatto d’argento alla concorrenza.
Questo significherebbe che anni di ricerca di un’azienda vanno a farsi friggere fornendo informazioni all’imitatore a costo zero, e sappiamo benissimo che esistono interi Paesi che campano di questo, e crediamo che neanche al consumatore italiano faccia piacere rischiare di mettersi addosso una crema sì formulata in Italia ma poi prodotta chissà dove e chissà come. Non è un caso che proprio questi Paesi pretendano di dare la licenza di importazione solo dopo aver consegnato alle Autorità le formula quali/quantitative, il metodo di produzione e, in casi estremi, addirittura le schede degli ingredienti rilasciate dai fornitori di materie prime…

Però, al di là della necessità di proteggere la ricerca aziendale, non è necessario essere Pico de Paperis per capire che le quantità fanno le differenza.

Esempio pratico: due prodotti con il medesimo INCI di attivi: (gli emulsionanti e gli additivi sono riassunti con il simbolo [])
Aqua, [], [], [],Butyrospermum Parkii, Centella Asiatica, [], Hydrolyzed Glycosaminoglycans, Oligopeptide, [], [], [].

Bene.
Solo che il primo è, nella formula quali/quantitativa, il seguente:
Aqua, [], [], [], Butyrospermum Parkii 4%, Centella Asiatica 3%, [], Hydrolyzed Glycosaminoglycans 1%, Oligopeptide 0,5%, [], [], [].

E il secondo:
Aqua, [], [], [],Butyrospermum Parkii 2%, Centella Asiatica 1,5%, [], Hydrolyzed Glycosaminoglycans 0,5%, Oligopeptide 0,1%, [], [], [].

I due prodotti sono analoghi? NO. Eppure l’INCI è lo stesso.

Inoltre non dice niente del metodo di lavorazione.
Fare un cosmetico è come fare un risotto.
Gli ingredienti sono magari gli stessi, ma il risotto di Vissani è inimitabile, quello di tua moglie è lungo e fa schifo.
Che differenza c’è? Non gli ingredienti, che sono gli stessi, come tipologia, come qualità, come quantità.
E’ il tocco dello chef che fa la differenza.
Ma ne fa proprio tanta!

Prendete un gel, un comunissimo gel per capelli. Leggete gli INCI della casa A e quello della casa B.
Identici.
Solo che uno ha dentro quelle belle bolle che piacciono tanto alle ragazzine, l’altro è una massa dall’aspetto amorfo.
Quale è fatto meglio?
La massa amorfa.
Perché? Perche le belle bolle sono bolle d’aria, il gel non è stato sottovuoto abbastanza e un gel per essere a regola d’arte non deve contenere bolle d’aria. Più sono grandi, più sono numerose, peggio è fatto quel gel. Senza tenere conto che comprando un vasetto da 50 ml, comprate 45 ml di prodotto e 5 di aria, ma pagate per 50 ml di prodotto…
Però l’INCI è uguale.
Gli stessi ingredienti sono stati usati male in un caso, bene nell’altro.

Quindi la valutazione dell’INCI può essere solo preliminare a tanto altro: la vera prova è…provarlo sulla propria pelle.
I campioni prova, che sono un investimento costoso per le aziende, sono l’unica vera strada per valutare un prodotto nel suo insieme: un INCI non dirà mai la texture, la spalmabilità, la gradevolezza (o sgradevolezza) alla sensazione: basta un millilitro di prodotto per scegliere o meno un prodotto che magari ha un INCI strabiliante, ma può essere un mattone inspalmabile o comunque può essere il prodotto sbagliato.

Infatti è ormai raro imbattersi in prodotti veramente mal fatti e non esiste il prodotto buono o cattivo in assoluto.
Esiste il prodotto giusto o sbagliato.
Per la mia pelle, per il mio problema, per il mio modo di concepire l’”indossare” un cosmetico.

Siamo quasi 7 miliardi, tutti con una pelle diversa.
E’ impensabile fare un prodotto che vada bene a tutti, sempre, qualunque sia il suo problema, la sua età, il suo stile di vita, il suo ambiente.
Però esistono prodotti giusti per tanti. Per tutti, no, è impossibile.
E dunque non soffermiamoci a guardare solo un elenco di nomi: lo stesso elenco nasconde il prodotto prefetto per me, ma sbagliato per la mia amica.



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