Se poche settimane fa i giornali erano pieni di lamentele di
studenti che avevano avuto delle difficoltà a superare il test di ingresso per
alcune facoltà, forse questi esaminandi dovrebbero venire a vedere in un’azienda cosmetica i test a cui è sottoposta una materia prima di entrare nel ciclo produttivo e un cosmetico prima di uscire sul mercato.
Infatti capita di trovare su qualche etichetta altre informazioni
fuorvianti e pleonastiche.
Ci capita di vedere scritto “microbiologicamente testato/analizzato/certificato”, e pensiamo
“ohhh che bello, non rischio di mettermi un prodotto con qualche strano alieno
dentro”.
E’ vero.
E’ vero anche che nessuno
corre il rischio di applicarsi un prodotto inquinato.
Perché? Ma perché il produttore è obbligato a fare, per ogni lotto di produzione di ogni prodotto,
l’analisi microbiologica!
Non solo, ma ogni materia prima in ingresso in azienda deve
essere accompagnata dal certificato di analisi microbiologica.
L’azienda deve, inoltre, effettuare l’analisi batteriologica
con una certa frequenza (molto frequentemente) sull’acqua di produzione,
essendo una materia prima impiegata nel prodotto ma che non si acquista da un
produttore esterno.
Quindi in un prodotto vengono messi ingredienti certamente
sottoposti ad analisi microbiologica, disciolti in acqua che è sottoposta ad
analisi microbiologica e il risultato finale, prodotto cosmetico finito, è
ulteriormente sottoposto ad analisi microbiologica.
Quindi, tutti i prodotti devono essere sottoposti a
controllo microbiologico prima di essere immessi sul mercato.
Perché devo vantarmi si aver ottemperato a un obbligo?
Perché così, se sullo scaffale accanto al mio prodotto ce ne
è uno che non lo scrive, faccio credere che non l’abbia fatto, e il consumatore
preferisce il mio pensando che nell’altro ci siano vermi e cagnotti.
Ma vi pare corretto?
Mentre le analisi
batteriologiche sono obbligatorie, i test
dermatologici non lo sono e non lo sono neppure i test clinici, a meno che non si voglia attribuire un effetto
preciso: se voglio definire il mio prodotto antirughe, devo avere il test
clinico di efficacia. Cioè devo dimostrare che quel prodotto faccia andare via
le rughe.
-Sulla confezione di un prodotto c’è scritto che è “dermatologicamente testato”.
Di solito per dermatologicamente testato si intende
sottoposto al “patch test”.
Il patch test si svolge nel seguente modo: si selezionano
dei volontari umani, si applica su una porzione del loro corpo un po’ di
prodotto e si provvede poi a sigillare con bendaggio occlusivo, un cerotto
(patch), la parte su cui si è applicato il prodotto.
L’occlusione è un modo per accelerare l’assorbimento del
prodotto, evitare l’evaporazione e quindi è un test fatto in condizioni un po’
estreme, differenti dalle “normali o prevedibili condizioni di uso” per un
cosmetico.
Si valuta l’insorgenza di eventuali reazioni dopo un
determinato periodo di posa o un certo numero di applicazioni, secondo tabelle
statistiche abbastanza elaborate.
Generalmente la selezione dei volontari viene fatta secondo
le caratteristiche del prodotto e del volontario stesso.
Bisogna però considerare che, date le condizioni estreme del test, un volontario che non è mai stato allergico a nulla, può mostrare nella zona di occlusione una reazione di sensibilizzazione a uno degli ingredienti del prodotto sottoposto a test.
In questo modo abbiamo reso sensibile a vita un uomo o una
donna a una data sostanza alla quale in normali condizioni d’uso non lo sarebbe
mai stato. Il tutto per essere certi, noi, di non essere sensibili alle normali condizioni d'uso.
-“Clinicamente
testato” invece ha tutto un altro significato.
Se dermatologicamente testato significa che il prodotto è
stato testato per verificare la eventuale possibilità che provochi
sensibilizzazioni o reazioni, clinicamente testato sottintende una valutazione/verifica
dell’efficacia.
Ci si rivolge alla Clinica Dermatologica, si selezionano
volontari con il problema che il prodotto si prefigge di risolvere, gli si dà
il prodotto da provare con le indicazioni di applicazione tal quali sono quelle
che poi il consumatore seguirà scrupolosamente.
Quindi è un test fatto con un’applicazione realistica, come
effettivamente verrà usato: una/due volte al giorno, una alla settimana, con un
(eventuale) tempo di posa preciso, ecc. Il volontario sottoscrive un impegno a
seguire le prescrizioni applicative (ha valore di contratto).
Dopo un ragionevole periodo di tempo, di solito 3-4-8
settimane si valuta se il prodotto ha fatto il suo mestiere, se è efficace
per quel che promette.
Ora però è consentito il test di autovalutazione. Cioè, non
si effettua più solo con la valutazione dei risultati registrata da un osservatore
esterno (dermatologo), ma anche con la valutazione che i volontari fanno su se stessi.
In parole povere, i volontari dicono che sì, in effetti LORO hanno visto che la loro pelle sta meglio, che quel problema si è attenuato, ridotto, scomparso. Non è il dermatologo che certifica oggettivamente una variazione dello stato della pelle. il rischio di effetto placebo è da ritenere presente.
E’ bene ricordare che i test dermatologici e clinici devono
essere a disposizione di chiunque ne faccia richiesta.
Se io compro una crema con scritto
“dermatologicamente/clinicamente testato” ho tutti i diritti di contattare
l’azienda che mi dimostri di aver fatto il test. E l’azienda me lo deve
dimostrare.
Quindi, se è vero che alcune affermazioni lasciano il tempo
che trovano perché non sono altro che un’esplicita ottemperanza alle leggi
vigenti (come se ci fossero alternative) tipo il controllo microbiologico, altre affermazioni devono essere
supportate da effettivi comportamenti: non si può dire di aver fatto qualcosa
che poi nella realtà non si è fatto.
Tanto nessuno verifica.
Errore!
Chiunque può e deve
verificare certe affermazioni.
Ma non lo sa.
Ciao, inizio a muovere i primi passi nel mondo della cosmetica..volevo chiederti se puoi indicarmi (e se esiste) qualche protocollo di analisi microbiologica (non solo batteriologica ma anche fungicida) da fare ai prodotti.Grazie.
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