Si sente disquisire del pH
definendolo una misura convenzionale .
Una misura convenzionale è una
misura "artificiosa" determinata dall'uomo per misurare qualcosa, una
lunghezza, un peso, un volume ecc.
La definizione originale del metro basata sulle dimensioni
della Terra viene fatta risalire al 1791, stabilita dall'Accademia
delle scienze francese come 1/10 000 000 della distanza
tra polo nord ed equatore, lungo la superficie terrestre,
calcolata sul meridiano di Parigi.
Nel 1795 la Francia adottò il metro come
unità di misura ufficiale, ma l'incertezza nella misurazione della distanza
portò il Bureau international des poids et mesures (BIPM) a
ridefinire nel 1889 il metro come la distanza tra due linee incise su
una barra campione di platino-iridio conservata
a Sèvres presso Parigi.
Nel 1983 la XVII Conferenza generale di pesi e misure definì il metro come la distanza percorsa dalla luce nel vuoto in 1/299 792 458 di secondo (cioè la velocità della luce nel vuoto venne definita essere
299 792 458 metri al secondo). Poiché si ritiene che la velocità
della luce nel vuoto sia la stessa ovunque, questa definizione è più accurata e
riproducibile della definizione basata sulla misurazione della circonferenza della
Terra o della lunghezza di una specifica barra di metallo.
"Definì
il metro" significa che decise che quello fosse il metro, quindi è una
misura convenzionale, come prima lo furono il palmo, il cubito, la parasanga di
Senofonte.
Tutte
le misure convenzionali si esprimono con un simbolo, che definisce che sistema
viene applicato, dal momento che non esiste solo il sistema internazionale (SI)
che usa metri, grammi, litri, e gradi Celsius, ma anche quello sassone che usa
piedi, pollici, pinte, galloni, once e gradi Fahrenheit.
Quindi
se io dico che sono alto tot, devo specificare se sono altro 1,82 m o 6 ft (piedi) e il mio peso
sarà 60 kg
o 135 lbs
(libbre)
Il
pH non è affatto una misura convenzionale: avete mai visto un'unita di misura
dopo il numero?
NO.
Perchè
è un numero puro o numero adimensionale, cioè è il risultato di un prodotto o
di un rapporto di quantità dimensionali di riferimento, in modo tale che
il risultato sia privo di dimensione.
Quindi
è il risultato di un'operazione matematica e non ha proprio niente di
convenzionale.
Chiarito
questo, vediamo di capire cosa indica il valore del pH.
Il
termine "pH" fu introdotto nel 1909 dal chimico danese Søren Sørensen, dove
p sta per operatore matematico e H per concentrazione di ioni idrogeno.
Il valore di pH può essere rilevato solo in una soluzione acquosa, perchè è la
concentrazione di ioni idrogeni presenti nella soluzione acquosa.
Ad
essere precisi, è il cologaritmo (logaritmo negativo) base 10 della
concentrazione di ioni idrogeno (più correttamente ioni ossonio, H3O-),
presenti in una soluzione acquosa, espressa in moli/litro.
Il
risultato di questo calcolo dà valori compresi fra 0 (massima acidità) e 14
(massima basicità o più correttamente minima acidità).
Facendo
il calcolo relativo all'acqua pura a 25°, il risultato è 7, ed è definito pH
neutro.
Perchè
il pH è così variabile?
Perchè
indica il comportamento di un acido o di una base, a una determinata
concentrazione, quando vengono sciolti nell'acqua e quindi sottoposti al
processo di idrolisi, cioè di "scissione".
Esistono
acidi forti, cioè che si "scompongono" completamente, ad esempio
l'acido cloridrico HCL che si scinde completamente in H+ e Cl-,
quindi ha tanto idrogeno libero che concorre a dare il risultato di pH.
Ci
sono poi acidi deboli, ad esempio l'acido carbonico, H2CO3
che perde solo un idrogeno diventando H+ e HCO3-, quindi
di tutto il suo corredo di idrogeni, ne perde solo uno e solo questo concorre a
determinare il pH.
C'è un calcolo per stabilire quanto idrogeno si trova libero nella soluzione
acquosa, perchè ogni acido si dissocia secondo una costante di dissociazione
basta su un calcolo.
Data
la reazione di dissociazione di un generico acido HA:
la costante (Ka) di dissociazione acida corrispondente viene calcolata come
Naturalmente
tutto questo vale anche per le basi, si comportano allo stesso modo, danno
anche loro un valore di pH, naturalmente sarà il valore si scala da 7 a 14.
Come
misuro il pH:
Per
via elettrica, con il pHmetro (che si legge piaccametro e non Fmetro, sentita
anche questa, eh) che è uno strumento elettronico presente in tutti i
laboratori, anche i più scrausi.
Oppure
per via chimica, con il metodo degli indicatori, che sono sostanze che cambiano
colore in funzione dell'acidità della soluzione con cui viene a contatto,
tipica applicazione è la cartina al tornasole, che però danno un valore di
massima, non certo preciso come il Phmetro elettronico.
Il
pH nei cosmetici
I
diversi distretti corporei hanno pH differente: ad esempio il sangue ha un pH
7,4, i succhi gastrici 1-2, il pH vaginale varia con l'età e va dal 7 dell'età
prepuberale e in menopausa, al 4,5
in età fertile, al 3,5 in gravidanza.
Il
pH della pelle è 5,5: questo significa che non è affatto neutro come dicono
alcuni claims pubblicitari, dal momento che pH neutro è 7.
Più
corretto definire un cosmetico a pH fisiologico, cioè a pH 5,5, che è il giusto
pH per la maggior parte dei cosmetici.
E'
il motivo per cui il sapone a barra, ricco di soda e quindi a pH 9-10 non è poi
il mezzo migliore per lavarsi, tantomeno le parti intime, dove è opportuno
utilizzare invece un detergente a pH 4-4,5.
Se
il pH della pelle è 5,5, è ovvio che il cosmetico non possa avere un valore di
pH che si discosti molto: il rischio è un'esfoliazione, tipica dei prodotti
contenete alfa-idrossiacidi, che possono avere un pH anche 3-3,5 o
un'irritazione, tipica di prodotti troppo acidi o anche troppo basici.
Insomma,
la pelle reagisce bene agli insulti esterni, ma ha dei limiti: applicare un
prodotto con pH sbagliato può fare molti danni.
Per curiostà, il pH della Coca cola è 2,5.
Nessun commento:
Posta un commento